domenica 27 settembre 2009

Dov'è finita la ricchezza?

Ciao a tutti,
oggi post di economia tanto per non parlare sempre di chiesa, che è come sparare sulla croce rossa. Tra l'altro la chiesa demonizza di continuo questa società capitalistica e poi ha una banca come lo IOR e gli stipendi del Vaticano sono i più alti del mondo esentasse!
Insomma in Italia non si parla più di crisi e i soliti comunistoni che ne parlano sono anche i cosiddetti porta sfiga... perché la crisi basta non parlarne e non c'è più. Noi italiani dobbiamo far finta di essere come i bambini che basta dirgli <<>> e noi dobbiamo crederci e smettere di piangere.
Invece la crisi c'è ed è, secondo me, una faccenda che non se ne andrà tanto facilmente dall'Europa.
Non occorre essere degli economisti di alta fama per capire certi concetti molto semplici, basta un po' di economia domestica e un po' di buon senso!
In casa nostra sappiamo fare il bilancio familiare no? Abbiamo degli introiti perché qualcuno lavora e porta a casa lo stipendio; e poi ci sono le spese. Un buon capo famiglia sa spendere in base a quanto guadagna. Se deve farsi un debito ci pensa due volte perché sa che poi deve pagarci gli interessi. Un buon capo famiglia quando si fa un debito sta preoccupato fino a che non l'ha estinto.
Proviamo ad applicare questi semplici concetti all'economia di un paese. Non è molto diverso credetemi.
Lo stato è come una grande famiglia. Gli introiti rappresentano i soldi, la ricchezza che riusciamo a produrre quando uno straniero ci compra un bene o un servizio. Tenete sempre a mente che ora il riferimento è l'Italia, non la nostra famiglia! Le spese invece sono quando paghiamo uno straniero per un bene o un servizio.
In parole povere la ricchezza d una nazione è data dal suo export, mentre la spesa è data dal suo import.
Non è un concetto difficile, però ci permette di capire una cosa molto importante: quando una nazione come l'Italia o un'insieme di nazioni come l'Europa smette di esportare beni perché semplicemente non li vuole produrre, la faccenda si mette davvero male. E' un po' come se in una famiglia il capo famiglia dicesse: mi sono rotto le scatole di faticare e sporcarmi le mani. Da domani sto a casa e spendo tutti i soldi che ho!
E' quello che è successo in Europa e in America.
E a rendere più dura questa situazione ci siamo messi proprio di impegno perché tenete conto che gli Americani e gli Europei non si sono detti: beh smetto di produrre ricchezza ma nel contempo mi limito nei consumi... no! hanno mantenuto lo stesso ritmo di spesa indebitandosi fortemente.
La Cina invece ha fatto l'esatto opposto: è la famiglia dove tutti lavorano e nessuno spende. Lavorano per l'Occidente e incamerano ricchezza. L'Occidente invece spende e si indebita. E' chiaro che la situazione non poteva durare a lungo.
La vera cazzata è stato rinunciare alla produzione in Europa, smantellare l'industria, uccidere l'agricoltura.
Si perché c'era e c'è ancora la grande illusione di poter riequilibrare questa situazione con la finanza!
Io spendo a destra e a manca ma, con la mia abilità, poi recupero i soldi investendoli in borsa, con complicate operazioni finanziarie.
Ma lo sappiamo bene che la Borsa è come una grandeLas Vegas. Pochissimi riescono a guadagnare di continuo e spesso è per culo non per vera bravura.
Ritorniamo al paragone della famiglia "Occidente": il capofamiglia non lavora più perché non vuole più sporcarsi le mani, gli introiti quindi sono pochi per non dire nulli; moglie e figli non vogliono minimamente rinunciare al loro stile di vita, anzi sono sempre più voraci; la famiglia è indebitata fino al collo... Allora cosa dovrebbe fare il capo famiglia secondo i guru dell'economia degli anni 90? Andare a giocarsi i risparmi in borsa!
Ora capite com'è venuta fuori la crisi; capite perché l'America e l'Europa sono così indebitate e perché la Cina ha in mano il debito dell'America, cioè la tiene un po' per le palle.
E capite anche che non è una crisi finanziaria, ma una crisi dell'economia reale che i nostri politici hanno cercato di risolvere con la finanza, fallendo miseramente.
Fintantoché non si ricomincerà a produrre, non si uscirà dalla crisi.
Adesso invece le nazioni dell'Occidente si stanno indebitando ancora di più perché il "capo famiglia" non ha proprio voglia di portare a casa soldi. Pensate che la faccenda si risolva così? Con un Berlusconi a 64 denti?
Ritornerò ancora su questo argomento perché ci sono ancora dei risvolti da chiarire.
Ciao
Gianluca

sabato 12 settembre 2009

Fede e guerra

Altro post sulla religione che mi sta particolarmente a cuore. La riflessione mi viene ogni volta che vedo le guerre e i morti in Afghanistan, in Iraq, quando penso alle crociate, alla lotta alle streghe etc.
Qual'è il fondamento di ogni religione, in particolare quella cristiana? La FEDE.
La fede è quello stato mentale e spirituale per cui una persona, di fronte a una verità che travalica o va contro l'esperienza sensibile, crede, nonostante la ragione gli dica il contrario.
L'uomo per sua natura crede a quello che può verificare con i 5 sensi o che deriva da un ragionamento logico. E a anche in quest'ultimo caso la teoria razionale, che descrive una realtà, ha bisogno sempre di una contro prova sperimentale.
Tutto questo è naturale. Meno naturale è credere in ciò che non si vede, in ciò che è irrazionale.
Ad esempio dire cosa ci sia dopo la morte va oltre la ragione e l'esperienza e quindi richiede un atto di fede: sia chi dice che dopo la vita non c'è nulla, sia chi dice che c'è il paradiso o l'inferno, compie un atto di fede, perché non è possibile, con la ragione o l'esperienza, provare l'una o l'altra affermazione.
La fede è uno stato che non si raggiunge immediatamente, è un "dono" come dice la chiesa.
L'atto di fede più alto è credere in Dio, nel Dio della religione che si abbraccia. Credere in Dio significa anche obbedire alla sua volontà perché una volta che si crede nell'esistenza di Dio non è più possibile ignorare o disobbedire alle sue leggi.
Non c'è più ragione, non c'è più esperienza, c'è solo la fede.
I capi delle varie religioni sanno che una persona che ha il dono della fede è un potenziale enorme. Soprattutto se, come nella religione cattolica, il caposaldo fondamentale è che Dio parla per bocca dei suoi ministri e quindi il volere della Chiesa è il volere di Dio.
Ecco spiegato perché ai tempi delle crociate si andava a massacrare gli infedeli al grido di "Dio lo vuole". Forse era più onesto dire "La Chiesa lo vuole"!

Può la fede portare la pace tra i popoli?
Io non credo. La pace richiede dialogo, richiede la ragione. Non dico che tra i capi delle religioni non vi sia dialogo e non vi sia ragione. Dico che la massa dei credenti è nata e istruita a delle verità di fede che non possono essere messe in discussione: un musulmano, un cristiano, un ebreo credono in divinità diverse, in religioni diverse. Che tra l'altro sono anche rivelate per cui sono immutabili.
Se lo scopo di un cristiano è di diffondere la parola di Dio, così come quello di un musulmano, è chiaro che non ci pu essere pace. Soprattutto se il ministro di Dio che annuncia la volontà di Dio, propende per le maniere forti. E' il caso della chiesa cattolica fino a qualche secolo fa (ma secondo voi ha smesso?) e della religione musulmana oggi.

Vi invito a indicarmi momenti in cui la religione ha portato pace tra i popoli: a me non ne viene in mente nessuno.

Ciao alla prossima!
Gianluca