giovedì 10 giugno 2010

Crisi economica: farsa in tre atti

E' di questi giorni la notizia che forse anche l'Ungheria, dopo la Grecia, rischia di andare in default. E poi i mercati si chiedono quale altro paese è a rischio di default.
La crisi, se avete notato ha un andamento a scalini, a colpi di scena.
Settembre 2008: la gente si sveglia un bel giorno e scopre che le banche sono a rischio collasso perché hanno concesso denaro a persone/aziende che molto probabilmente non sono in grado di restituirlo (i famosi sub-prime);
Febbraio 2009: "sorprendentemente" e nonostante le rassicurazioni di tutti i capi di stato, la crisi comincia ad aggredire le aziende e l'economia reale... davvero imprevedibile!
Fine 2009: la crisi non finisce come annunciato da tutti praticamente il giorno dopo lo scandalo Lehman Brothers. Qualcuno, più spudorato di altri (leggi Silvio B), dice che la ripresa c'è in Italia e che a breve sarà possibile ridurre le tasse. Però lo dice in modo nebuloso, perché si rende conto che neanche un drogato vicino all'overdose crederebbe ad una stronzata del genere; si rende conto che la situazione è grave e che molte aziende sono sull'orlo del fallimento. Alcune, più furbescamente, sfruttano lo spauracchio crisi per ridurre il proprio organico senza colpo ferire.
Infine maggio 2010 altro colpo di scena, "impossibile" da prevedere: la Grecia ha falsificato i propri bilanci, in realtà è sull'orlo del collasso economico. Toh guarda. Centinaia di economisti si sono fatti prendere in giro e ti guardano con occhi sgranati? E poi l'Ungheria e forse anche i PIGS andranno in default.

La gente come ha reagito a tutto questo susseguirsi di notizie? Ha bevuto la storia senza nemmeno battere ciglio!
Si perché si tratta di una favola. Non dico la crisi economica... quella è reale purtroppo. Dico la dinamica degli eventi, è un'enorme favola!
E' una favola che prima di settembre 2008 tutto andasse bene. Basta guardare i trend economici.
E' una favola che nessuno potesse prevedere la crisi dei sub prime.
E' stato un crimine aver sostenuto che la crisi sarebbe stata solo finanziaria.
E' stato ancora più criminoso sostenere fino a qualche settimana fa che ci fossero segnali di ripresa e che, per esempio una manovra aggiuntiva di correzione dei conti non fosse prevista dalla finanziaria.

Perché è vero che una menzogna a volte è necessaria per non creare allarmismi, però non è e non è stato etico mentire sistematicamente alla popolazione per nascondere gli errori commessi nel passato da una classe politica incapace e dalle lobby avide di denaro.

In Italia la favola va avanti da molto più tempo perché da noi il declino economico è in atto dagli anni 70. Non è facile prendere per in giro una popolazione però i nostri telegiornali, che sono l'unico mezzo, per la maggioranza degli italiani, di apprendere cosa ci succede, lo fanno con molto impegno e ottimi risultati.
Faccio una parentesi: i telegiornali italiani sono l'espressione più ributtante del modello sociale berlusconiano.
Le regole sono semplici:
1) non raccontare le cose scomode. Distrai il pubblico con altre notizie
2) se proprio non puoi non raccontare, allora ometti, distorci un particolare, minimizza, falsifica di quel tanto che non sembra poi così assurdo
Il migliore di tutti i telegiornali, sotto questo profilo, è Studio Aperto: si comincia brevemente con la politica raccontata come se fosse il reality del Grande Fratello. Poi si spazia nella cronaca nera più feroce, che si dovrebbe mettere il bollino rosso perché la notizia più normale è la madre che sgozza il figlio a colpi di mannaia o viceversa. Si continua con la cronaca rosa, che è molto importante, e magari si cade un po' sul porno soft con qualche culo o qualche tetta e infine si termina con una bella scorpacciata di curiosità dal mondo prese da youtube o altri siti, conditi da qualche episodio tipo libro cuore, con il solito cagnolino che salva il padrone trotterellando per chilometri. Ah dimenticavo tre o quattro servizi sul tempo, che siamo tutti agricoltori e quindi non si può non sapere queste cose, e poi rubriche di enogastronomia.
Temi scottanti? Macché, non fanno audience. Educazione civica? No! la gente non deve pensare a queste cose, le fa riflettere troppo e poi si fanno venire in testa strane idee. E la funzione sociale dell'informazione? Concetto superato. La gente non guarda la televisione per imparare, per formarsi una coscienza critica; la gente guarda la tv per divertirsi e per rincoglionire.

Bene torniamo a noi.
Premetto che non sono un economista e quindi il mio discorso potrebbe risultare un po naif. Però siccome emeriti economisti hanno preso o hanno voluto prendere dei granchi enormi, penso che quanto dirò forse è più sensato della solita tiritera che va tutto bene e che la crisi non era prevedibile.

Il modello sociale occidentale, cioè quell'insieme di regole su cui si basa la vita "civile" delle popolazioni, è il cosiddetto modello capitalistico.
Secondo il modello capitalistico la società ossia l'insieme delle persone, vive in un grande mercato dove vi sono aziende che producono beni e c'è gente che li compra e consuma.
La gente guadagna denaro lavorando per conto delle aziende e lo spende per acquistare beni.
Le aziende "sfruttano" il lavoro della gente e hanno come scopo massimizzare il profitto ossia il guadagno che viene dalla vendita dei beni dopo aver pagato tutte le spese.
Le aziende, in un mercato perfetto, sono in perenne concorrenza, ovvero si combattono una contro l'altra. Un'azienda viene sconfitta quando non fa più profitto.
Si tratta della trasposizione delle guerre del passato, fatte per la conquista di ricchezze, in un contesto solo apparentemente meno cruento.

Come fa un'azienda a fare profitto? Aumentando i prezzi di vendita, per esempio, oppure riducendo i costi di produzione, o aumentando i volumi di vendita.
L'aumento dei prezzi è difficile da sostenere in un mercato in concorrenza perfetta: se un'azienda lo fa, il suo volume di vendite diminuisce drasticamente perché la gente è propensa a prendere il prodotto più economico, a parità di qualità. Quindi i prezzi dei beni dovrebbero teoricamente diminuire.
Allora il profitto si fa diminuendo i costi di produzione. Come? In un mercato perfetto migliorando la tecnologia di produzione in senso lato.

Alla fine il modello capitalistico ideale incentiva lo sviluppo economico e migliora la condizione sociale. Questo ha fatto si che qualche economista del passato sostenesse che il modello capitalistico era il migliore modello sociale e che andava mantenuto libero dalle regole e imposizioni degli stati.

Fin qui l'idealità, l'utopia.
La realtà è che la concorrenza perfetta non esiste. Vi sono gruppi di aziende che si mettono d'accordo per fissare i prezzi di vendita dei beni.
Neppure il miglioramento tecnologico che porta alla riduzione dei costi è sempre vero: la riduzione dei costi spesso si fa sfruttando la manodopera della gente fino alla schiavitù.
Quindi la realtà del modello capitalistico è lo sfruttamento del cosiddetto proletariato, ossia della classe sociale più povera.

Tutto quello che dico è l'abc dell'economia, provato dai fatti. Basta guardare a come vivevano i bambini a inizio dell'ottocento.

La conclusione è che un mercato libero porta necessariamente alla disparità di classe che a sua volta porta necessariamente ad una crisi economica e sociale più o meno violenta. Infatti una società di poveri sempre più poveri (leggi gente disoccupata, precaria e sfruttata) e ricchi sempre più ricchi (leggi imprenditori rampanti, furbetti del quartiere, cricche etc) è destinata a disgregarsi e collassare in modo violento.

E' qui che interviene lo stato, ossia un insieme di persone incaricate dalla gente, mediante elezioni democratiche, a governare una nazione. Il compito principale dello stato è di redistribuire le ricchezze che si accumulano nelle mani di poche persone.
Quindi lo stato, attraverso il meccanismo delle tasse, preleva del denaro specialmente dai più ricchi, e fornisce dei servizi specialmente ai più poveri.
In più, mediante le leggi, garantisce la cosiddetta equità sociale, sia sotto il profilo economico, che legale

Belle parole eh? Soprattutto se guardiamo a cosa succede oggi. E' facile identificare i mali della società contemporanea. Non per i nostri politici che hanno due punti di riferimento: la poltrona e la tangente. Allora cosa bisogna fare per uscire dalla crisi?
- Lo stato deve riprendere un ruolo di controllo e di garante del rispetto delle regole. La parola deregulation va bandita
- Lo stato deve redistribuire le ricchezze tassando in modo equo
- Lo stato deve fornire servizi sociali. La privatizzazione dei servizi è una sconfitta e una dimostrazione del fallimento di una classe politica
- Lo stato deve combattere l'evasione fiscale perché crea disparità sociale
- Lo stato deve ostacolare lo strapotere delle banche e delle lobby di potere eliminando le corporazioni
- Lo stato deve garantire che la giustizia sia giusta e non al servizio dei potenti
- Lo stato deve nazionalizzare i settori economici chiave del paese. Privatizzare l'ENEL, le FFSS o le Autostrade è stato un errore madornale
- Lo stato deve attuare politiche di sviluppo demografico e a favore della famiglia
. Lo stato deve puntare sull'istruzione dei giovani e sull'educazione civica

Avremo modo di continuare questo argomento in un prossimo post, spero non così lungo

Ciao