venerdì 20 novembre 2009

Quo usque tandem abutere...

"Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?" ossia "Fino a che punto, Catilina, abuserai della nostra pazienza?" Questo è l'inizio del discorso che Cicerone tiene in senato contro Catilina, ritenuto colpevole del tentato colpo di stato contro la Repubblica Romana.
Sembra che Catilina, a metà del formidabile discorso, resosi pienamente conto dei delitti commessi, se ne sia andato spontanemante per non far più ritorno a Roma.
A volte rimpiango che in quest'epoca non ci sia un Cicerone in grado di tenere un discorso simile alla nostra classe politica...
Ogni volta mi dico che si è raggiunto il limite, che un politico non può scendere più in basso, e ogni volta mi devo ricredere: collusioni con la mafia, sesso a pagamento sia con escort che con trans, corruzione, abuso di potere, bustarelle a giudici, falso in atti pubblici , tanto per citare le cose se vogliamo anche più banali.
I politici sono dei bravi sofisti, usano la parola come un gas velenoso che ti ottunde i sensi: se dici queste cose sei tacciato di demagogia o di qualunquismo. Ragionate! Con questa scusa nessuno può più stracciarsi le vesti e gridare che è l'ora di finirla... cadrebbe nella banalità. Cazzate! Io voglio fare un discorso qualunquista perché non sono io ad essere qualunquista, sono loro ad essere corrotti.
Per cui voglio partire da un fatto altamente retorico, altamente qualunquista secondo i nostri benemeriti che ci governano: la battaglia di El Alamein, di cui ricoreva l'anniversario qualche giorno fa.
Penso a tutti quei ragazzi nel deserto, affamati, feriti, disperati perché sanno che non ci sarà domani e sono circondati dai nemici. Cosa si saranno detti per farsi forza? Forse che erano degli eroi, ma eroi di che patria? Oggi? Un pensiero sarà corso alla fidanzata, alla moglie, al figlio o alla figlia che non avrebbero visto più, ai propri genitori che non dovrebbero mai piangere la morte di un figlio... E poi? Poi l'ultimo sforzo, una raffica, pezzi di carne che si staccano a brandelli, un grido che muore in gola...un'offerta all'altare della Patria...
Tenete bene a mente queste immagini e tornate ai giorni nostri.
Un rappresentante dello Stato, della Patria, secondo voi, ha diritto a delinquere e magari a restare seduto a governare un paese per cui tanti sono morti? E' giusto secondo voi che abbia i vizi come e più di una persona comune? Che sia trattato come un nobile prima della rivoluzione?
No! Un politico ricopre un ruolo troppo importante, troppo sacro. Quando li sento disquisire sul diritto all'auto blu, al barbiere in senato, ai cuochi che hanno seguito il corso al Gambero Rosso, mi viene il volta stomaco. I soldati di El Alamein se vedessero l'Italia di oggi, si direbbero che alla fine è stata sconfitta dal nemico, cioè dall'ipocrisia di discorsi che tendono a giustificare tutto, anche il marcio che ci circonda; dall'informazione di regime che ci ammorba il cervello con mezze verità e mezze bugie; da un modello sociale che ci porterà all'auto distruzione... Quo usque tandem abutere.... Fino a che punto la classe politica abuserà della pazienza di noi italiani?